venerdì, aprile 21, 2006

IL LAVORO C'E'. IN CINA


Basta dire che la Cina è una minaccia, per qualcuno la Cina è un’opportunità un Paese da scoprire, dove è più facile trovare lavoro che qui nel Salento. Tra queste persone c’è un leccese che vive a Pechino e che, strano ma vero, è andato lì per trovare l’America. Si chiama Oscar Chirizzi, 26 anni, laureato in Lingue orientali alla Sapienza di Roma e ora fa il consulente e l’interprete per le aziende italiane che vogliono investire nel mercato cinese. Inserirsi, racconta, è molto facile per chi conosce la lingua: “Lì – dice – lo straniero è trattato meglio del cinese, non esistono problemi all’ingresso per gli italiani e per chi proviene dai Paesi più ricchi, il visto per turismo può essere trasformato in visto per lavoro anche in loco. Non vogliono in nessun modo creare fastidi agli stranieri, che non sono mai soggetti a controlli e possono andare indisturbati in moto senza casco o senza targa, solo per fare un esempio. La condizione è una sola, basta non fare politica ed evitare di criticare il regime in pubblico”.
C’è molto lavoro, anche per gli stranieri e il dottor Chirizzi non ha avuto difficoltà, grazie all’aiuto di altri italiani ben radicati a Pechino e grazie anche all’importante esperienza lavorativa di quattro mesi presso l’Ambasciata italiana. “Io mi occupo di consulting – spiega – consulenza totale che accompagna l’imprenditore italiano nella fase del contratto, ma anche nella ricerca del prodotto, della stipula del contratto e della spedizione; fornisco, in pratica, garanzie nei processi di import-export e mi occupo inoltre di attivare dei contatti per progetti di altro tipo, come manifestazioni di tipo artistico e musicale”.
Quella che Oscar Chirizzi descrive è una metropoli moderna, Beijing (Pechino) nella quale si scontrano tradizione e grattacieli e dove i giovani cercano di recuperare la tradizione attraverso progetti di tipo culturale che la tengano viva. Allo stesso tempo, però, c’è grande interesse verso generi musicali che poco hanno a che vedere con la tradizione cinese, primo fra tutti il Punk Rock, la musica più suonata nei locali live di Pechino.
“Io- racconta Oscar Chirizzi – speravo di diffondere la musica Reggae e ho conosciuto un ragazzo cinese (Lu) che dopo sei anni in Germania ha aperto un locale, il Yu Gong Yishan, che alla lettera significa Lo Stupido Che Sposta La Montagna. Il nome riprende un’antica leggenda taoista, in italiano si direbbe che Volere è Potere. Io faccio il dj in questo Locale due volte al mese, è una vecchia sala da biliardo in un ex deposito di risciò. E’ lì che ho conosciuto il primo cinese rasta, che suona in un complesso che fa Reggae, i Miao. Fanno un Reggae roots e i testi sono in cinese. Sono dei precursori di questo genere in Cina”.
L’aspetto negativo, racconta Oscar, è che i locali sono frequentati per lo più da occidentali che vanno lì per rimorchiare, ma lo Yu Gong Yishan è diverso, è un posto dove ogni giorno si può ascoltare musica dal vivo e che vuole portare un messaggio sociale. Chi ci lavora indossa una maglietta sulla quale è disegnato lo stesso simbolo con il quale sono marchiate le vecchie costruzioni da distruggere a Beijing, quasi a voler dire che se si vuole cancellare la tradizione soppiantandola con i grattacieli si dovranno cancellare anche i giovani, che si sentono custodi di quella tradizione”

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