Storia di una diaspora
Per dire come mai ha scelto l’Italia e il Salento Mustafà parte da lontano. Ci tiene a farlo perché altrimenti non capirei la sua vicenda né quella di tanti altri come lui. Mustafà è kurdo, originario della zona di Dyarbakir, nel sud est della Turchia, e per spiegare perché è qui mette in mezzo i suoi nonni, i suoi genitori e le loro continue migrazioni tra Siria e Turchia, mette in mezzo la politica internazionale, il petrolio, le armi, gli interessi delle potenze, Israele e Stati Uniti in primis, il cui scopo, dice, è il controllo dell’area mediorientale anche attraverso buoni rapporti con la Turchia. E al centro ci sono le vicende del suo popolo. Gli eccidi, la discriminazione e la repressione, la mancanza di uno Stato kurdo e la frammentazione. “Quando qui devo dichiarare la mia nazionalità, io dico che sono kurdo, ma non serve a niente. Per le autorità siamo turchi ma per noi la Turchia non è la nostra vera nazione!” Non è solo una battuta ingenua... è il diritto all’esistenza del suo popolo che è in ballo, dice. Per più di dieci anni ha vissuto nel nord est della Siria, a Qamishli, dove ha studiato fino al diploma. “Anche se in Siria i kurdi non se la passano per niente bene, almeno ho potuto avere un’istruzione e servizi sociali decisamente migliori di quelli che (non) ci vengono riservati nel Kurdistan turco.” Per il suo impegno politico nelle file del Partito dei Lavoratori Kurdi (PKK), Mustafà è finito anche in carcere.
Alla fine arriva la risposta che ho aspettato: “Militarizzazione dei luoghi in cui viviamo, insicurezza, paura... si si! paura! Non mi vergogno a dire che è soprattutto la paura che ti spinge ad andare via!” E allora nel 1990 ha deciso di partire, raggiungendo la Germania. Poi, nel 2000, finalmente nel Salento. “Mi avevano detto che a Lecce ottenere un permesso di soggiorno era più facile. Poi ho fatto i lavori di sempre: giardiniere, servizio in ristoranti e hotel. Ma anche traduttore e mediatore per gli immigrati, visto che parlo sette lingue.” Mustafà vive a Casarano, dove lavorava e l’alloggio è più economico. “Tutto sommato mi sono trovato bene qui, con la gente e con il lavoro. Anche il rapporto con gli altri immigrati è buono. Sono di origine musulmana, anche se assolutamente non praticante, e in ogni caso questo non mi ha dato mai problemi.”
Le difficoltà sono quelle solite quando si parla di immigrati: accesso ai servizi, assistenza sanitaria, lavoro, lingua, soggiorno, incertezza in tutti i sensi. “In questo mi aspettavo qualcosa di meglio e in generale credo che le istituzioni, i Comuni, la Provincia, debbano fare di più.” Comunque a Mustafà non è andata male: “Devo dire grazie alle tante persone che mi hanno dato una mano, a “LecceAccoglie” e alla Caritas, che mi hanno aiutato a superare molti problemi.”
Alla fine ritorna sulle “grandi questioni”: “Mi piace l’Europa perché si può essere liberi e c’è democrazia. Ma proprio perciò non capisco perché chiude gli occhi davanti alle violenze che noi kurdi subiamo continuamente. Forse ha paura. Conosciamo tutti l’importanza della regione mediorientale, sappiamo quanto è sentita la “minaccia islamica”: probabilmente l’Europa non fa sentire la sua voce per tenersi buoni alcuni stati dell’area e per timore di subire ricatti.”
Intervista e traduzione dall’arabo di Salvatore De Simone
lunedì, marzo 27, 2006
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